GLI ULTIMI GIORNI DI GUIDO

Nella primavera del 1916, superato un forte esaurimento dovuto allo stress subito nelle operazioni militari, Guido si laurea in lettere (14 marzo) e torna la fronte come capitano (1° aprile). Spiritualmente egli è quanto mai sereno e vigile, anche se le forze fisiche sono piuttosto vacillanti. Si potrebbe dire che la vittima, perfettamente preparata, è prossima all’immolazione, all’olocausto.

Viveva in questi mesi sulla scia del programma ascetico, fissato la sera del 1° gennaio di quell’anno. Ecco le espressioni più significative rivolte da Guido a Gesù: “Voglio col nuovo anno amarTi meglio, predicarTi più forte, penetrarmi di Te tutta la giornata di ora in ora, rendendola un cantico, una Comunione, un’immolazione… Ed in primizie ti offro la rinnovazione dei voti Battesimali, de la Santa Cresima e quelli generosi della Prima Comunione, le varie formule di fedeltà al Papa ed a la sua Causa e specialmente la migliore: cattolico e non altro che Cattolico… attento e pronto al giudicare del Santo Padre; la rinnovazione del voto di Castità e di quello dell’Obolo di San Pietro e de l’atto solenne di aggregazione nel Terz’Ordine Domenicano… la fedeltà a Gesù per il Papa fino al sangue! No, no più in là! Fino l’immolazione continua, segreta di mia giovinezza, adoratrice ed emula quasi di Tè, mia dolce Eucaristia, Guardia d’onore del Tuo Sacro Cuore, o Gesù, Tua vittima, Teco al Padre per il Papa e la Chiesa (Itinerario della Croce, 322-331).

In queste espressioni troviamo un riassunto stupendo e toccante di tutta la vita di Guido Negri. Egli ha atteso, previsto, preparato e desiderato la morte, che egli chiamava “rimpatrio”, come momento sublime della sua immolazione, come estremo, grande atto di amore a Dio.
In quel giugno 1916 le cose precipitarono! Il suo cammino era arrivato alla mèta. La sera di martedì 27 giugno 1916, ore 18.30, Guido Negri fu “rimpatriato”, prendendo il volo tra i reticolati del Monte Colombara (Altopiano di Asiago). Cadde colpito da una pallottola austriaca, mentre guidava la V Compagnia del 228° reggimento fanteria, “Compagnia del Sacro Cuore”.

Aveva scritto il 24 maggio 1915 alla sorella suor Maria Chiara: “Ad ogni modo tu abbia, mia dolcissima, le massime parole della povera giovinezza: la fronte al nemico, il quale amo fortemente in Cristo Signore; il cuore a Roma, dove da lunghi anni io amo considerare raccolti tutti i miei affetti terreni ai piedi del Gran Padre (il Papa); l’anima al Cielo, dove sono gli altri nostri cari, dove i Santi, gli angeli, Maria, Gesù…”.

E nel giugno 1915 scriveva al fratello Silvio: “Muoio mediatamente per la Patria terrena e direttamente per la Patria Celeste, per la Chiesa, per il Papa… Muoio, l’anima a Dio, … il cuore a Roma santa…”. Di fronte alla prospettiva della morte, Guido mostra una tale serenità e tranquillità d’animo che sconcertano. Erano i nobili scopi per cui moriva ad infondergli tanta pace. Questo è eroismo!

(Mons. Pietro Brazzale, Profilo umano e spirituale di Guido Negri, Padova 2000, pp. 49-52)